Verde urbano: una strategia per contrastare i cambiamenti climatici

da | Lug 13, 2022

La partita più importante 

Le metropoli e le grandi città di tutto il mondo sono un po’ come il “Centrale di Wimbledon”: il campo principale dove avrà luogo la partita più importante dei prossimi decenni, la salvaguardia dell’ambiente.

Nell’articolo di oggi parliamo di cambiamenti climatici e di verde urbano. Abbiamo scelto di farlo reduci dalla tragedia della Marmolada, sulle Alpi Bellunesi, dove hanno perso la vita 11 persone. Un evento che ci ha scosso non poco e che porta con sé diversi motivi di riflessione… 

Come spiegato dagli amici di Geopop, il distacco del seracco appartenente al ghiacciaio (grosso blocco di ghiaccio formatosi in prossimità di un crepaccio) potrebbe ricondursi all’aumento incessante delle temperature fatto registrare negli ultimi decenni. Questo ha inesorabilmente contribuito ad alterare il normale ciclo dell’acqua: nevica meno, il ghiaccio assume forme fragili e per lo più sottili, e quindi, più propenso a crolli improvvisi o valanghe.

Le temperature record di queste settimane stanno impattando anche l’area delle Dolomiti con valori ben al di sopra della media stagionale. Come riferito dal Governatore del Veneto Luca Zaia, sulla cima del ghiacciaio della Marmolada si sono raggiunti i 10°, un valore decisamente oltre la soglia di sicurezza per la salvaguardia di un qualsiasi ghiacciaio. 

marmolada

La trasformazione verde delle città 

Come possiamo rispondere al cambiamento climatico?  
Il primo tassello è la consapevolezza. Su questo, specie nelle nuove generazioni, è stato fatto un buon lavoro. Cambiamenti climatici, rigenerazione urbana e mobilità dolce sono ormai sulla bocca di tutti e convergono in una rinnovata concezione di benessere che trova sostanza in stili di vita più improntati alla sostenibilità. Tutto ciò alimenta un flebile sentimento di speranza. 

Elemento centrale di questa nuova visione è il verde urbano che, assieme ad altre, rappresenta una delle leve a nostra disposizione per contrastare i cambiamenti climatici. Fortunatamente la questione del verde, sia esso un parco o singolo arbusto, è presa in grandissima considerazione dalle Amministrazioni del territorio e dall’Urbanistica in particolare. Non esce progetto, sia esso nuovo o di tipo rigenerativo, che non integri porzioni di verde accessibile a beneficio dell’intera comunità.  

Anche l’Europa sta lavorando sodo in questa direzione: lo dimostra l’obiettivo fissato per il 2030 di piantumare 1.000 miliardi di alberi e le continue attività di sensibilizzazione indirizzate alle Amministrazioni del territorio, in special modo ai centri abitati che superano i 20.000 abitanti, finalizzate alla creazione di “tasche” verdi per l’assorbimento di anidride carbonica. 

foreste urbani

A che punto siamo in Italia? 

Il punto di partenza non è dei migliori: secondo uno studio condotto dal Sole 24 Ore, a fine 2021 solo il 7% dei Capoluoghi di provincia dichiarava di aver elaborato un Piano del Verde. Considerando solo le superfici destinate a verde attrezzato e aree sportive outdoor, appena il 17% dei Capoluoghi di provincia supera la soglia di 9m2/abitante, soglia minima raccomandata dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.  

Dunque, che futuro ci si prospetta? Fortunatamente il governo italiano ha avviato diversi programmi sperimentali di finanziamento per la forestazione urbana. Nel famigerato Pnrr sono stati stanziati fondi per la piantagione di 6,6 milioni di alberi entro il 2024 nelle città metropolitane. Ora viene il difficile: occorrerà stabilire idonei strumenti di pianificazione, programmazione e governance in grado di gestire nel tempo il reperimento della materia prima, quella vegetale, nonché la collaborazione tra i vari attori della filiera floro-vivaista. 

Ehi! Ma lo sai che assieme agli amici di Arbolia abbiamo creato un bosco urbano nel Vicentino e un altro nella zona di Rovigo?

Il ruolo strategico del verde urbano 

Tra i mille effetti positivi come riduzione inquinamento acustico e rischi idrogeologici, il verde pubblico inserito in contesti cittadini, migliora sensibilmente la qualità dell’aria e mitiga le isole di calore urbano. Cosa sono le isole di calore? Si tratta di un fenomeno urbano per cui si vanno a creare delle aree più calde all’interno delle città, soprattutto in corrispondenza di superfici asfaltate, o densamente edificate, o dove si concentrano importanti flussi di traffico. 

Le recenti immagini pubblicate dall’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, fotografano alla perfezione la correlazione tra verde urbano e cambiamenti climatici. Qui sotto abbiamo scelto di confrontare la capitale della Repubblica Ceca, Praga (56% della superficie coperta da aree verdi tra aree boschive e erbose) con Milano che non si raggiunge il 14%. A voi i commenti. 

C’è tanta voglia di verde! 

Secondo un recente studio del mercato immobiliare, la vivibilità del contesto abitativo è una variabile che incide sempre più nella scelta di una casa. Un riflesso di questo lo si registra nelle dinamiche di spostamento degli abitanti che presentano un dato interessante: si sta intensificando il flusso che dalle grandi città si dirige verso città secondarie (nella maggior parte dei casi, Comuni di cintura dei grandi centri abitati). 

Dunque, le città si svuoteranno?

Non proprio. Secondo gli esperti questo parziale allontanamento dai grandi centri abitati sarà seguito da un’ondata di riurbanizzazione nelle località che sapranno offrire le migliori condizioni di vivibilità, unite alle nuove esigenze di eco-sostenibilità.

Un secondo trend che testimonia il valore del verde per l’essere umano è stato registrato nel post-pandemia, a seguito di due anni passati in remote working: il 40% della domanda immobiliare si contraddistingue per la richiesta di ambienti esterni più grandi come balconi, terrazzi, rooftop e giardini (+11% rispetto al 2019).  

giardino

In altre parole, gli italiani, dopo aver trascorso mesi e mesi rinchiusi in casa, hanno iniziato a dare importanza allo spazio esterno, al contatto con la natura. Secondo lo studio, il 62% degli acquirenti valuta “molto importante” lo spazio all’aperto molto importante durante il processo di acquisto di una casa. 

Di cambiamenti climatici se ne parlava già nell’edizione del New York Times del 24 giugno 1988, ben 34 anni fa. Cos’è stato fatto? Poco o nulla.

Iniziamo. Di buone motivazioni, ve ne sono a bizzeffe.  

Diamoci una mossa! 

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